Mercato Europeo 2019. Giove Pluvio risparmia la kermesse, i biellesi rispondono presente ma… “che prezzi!?!?” (Fotogallery)

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Anche questa edizione del Mercato Europeo è arichiviata. Dopo tre giorni di permanenza in città, ieri mattina, Pasquetta, stand e bancarelle hanno restituito piazza Vittorio Veneto e viale Matteotti ad una sonnolenta Biella, che sembrava faticare a risvegliarsi dai festeggiamenti pasquali e, in generale, dalla kermesse che ogni anno porta per strada migliaia di persone.

L’edizione 2019 è stata baciata dal sole e accompagnata da temperature assolutamente primaverili, sia durante la giornata che di sera (lo scorso anno aveva piovuto quasi ininterrotamente…). Così, tra una paella spagnola, una birra ungherese, l’asado argentino e i formaggi sardi, un palloncino per i bambini o una carabattola per gli adulti, tutti per strada. Non senza un vago, etereo sentore arabeggiante, da suk (o suq) per intenderci, ché in queste occasini non disturba: non ci sentiamo under attack, o minacciati da un’incipiente invasione culturale…

Un’allegra fiumana di gente vociante si è riversata nella zona in cui tradizionalmente si svolge l’evento. Sì, perché in fondo il Mercato Europeo è un momento come un altro per staccare la spina, per rilassarsi e stare all’aperto con la persona o le persone più care. Ce ne fossero più spesso di momenti così, da vivere tutti d’un fiato nella consapevolezza che finita questa edizione il prossimo anno ce ne sarà un’altra.

Tutti contenti, quindi?

Sì, no, forse. Mah…

Da perfetti biellesi, non riusciamo mai a goderci appieno le cose belle della vita (ammesso e non concesso che il Mercato Europeo vi si possa legittimamente ascrivere), perché c’è sempre qualcosa su cui recriminare, qualcosa che non va bene, qualcosa per cui storcere il naso e tornare a casa con quella sensazione… come dire? di essere stati un po’ gabbati.

Il ritornello è sempre lo stesso: “Bello neh, ma che prezzi!?!?”

Eccolo là, il problema, gira e rigira, è sempre lo stesso. Quando li si tocca sul portafoglio, i biellesi affilano le unghie. Sempre. Non un attimo di tregua, non un secondo di pace. L’ascia di guerra è sempre lì, pronta ad essere brandita in difesa di quel maledetto euro di troppo (rispetto all’anno prima o a un’altra qualsivoglia situazione paragonabile a questa o, ancora, in valori assoluti).

Non conta nulla che con la scusa di andare a fare un giro al Mercato Europero, magari, si sia incontrato un amico/a che non si vedeva da tempo, un compagno/a di scuola di cui si erano perse le tracce o più semplicemente si sia trascorsa una serata spensierata, in sicurezza nel bel mezzo dei perniciosissimi giardini Zumaglini, nell’attesa che le prossime amministrazioni comincino, una volta per tutte, a bonificare l’are, magari con l’istituzione di un apposito assessorato o con la costruzione di mura fortificate circondate da casematte, filo spinato e corrente elettrica.

Nel mentre, tutti quanti, bambini inclusi, sanno che i prezzi al Mercato Europeo sono alti, perché è assolutamente vero che lo siano, è apodittico. Però, delle due l’una: o ci vai, pur sapendo che con tutto quel po’ po’ di offerta, con tutti quei profumi di cose buone provenienti dalle cucine più o meno tipiche di mezzo mondo, cascherai nel tranello e combattendo la peggiore delle battaglie contro i tuoi freni inibitori tirerai fuori il portafoglio e lascerai giù, come minimo, una ventina di euro, O NON CI VAI.

Ma se ci vai, per favore, smettila di lamentarti come se fossi stato derubato, come se fossi stato vampirizzato, come se ti avessero asportato un rene…

Smettila, please, tanto il prossimo anno il Mercato Europeo ritorna con i suoi sapori, i suoi odori, le sue carabattole e i suoi prezzi, invariabilmente alti.

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