La vice presidente del Senato Anna Rossomando in visita alla casa circondariale di via Dei Tigli

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Nella tarda mattinata di ieri, venerdì 13 agosto, con le Camere chiuse per la pausa estiva, la vice presidente del Senato, Anna Rossomando, ha visitato la casa circondariale di Biella. La parlamentare dem è stata accompagnata da Rita de Lima, segretaria provinciale del Partito Democratico Biellese e da Sonia Caronni, garante dei detenuti del Comune di Biella.

«Come segretaria del PD Biellese – ha introdotto Rita de Lima – avendo lavorato per 40 anni con il carcere, so bene che insiste sulla casa circondariale una serie di problematiche per le quali, ogni tanto, è necessario che ci siano delle visite accurate per verificare lo stato dell’arte, per capire quali sono le situazioni più critiche e tentare così di affrontarle. Per questo, mi sono permessa di invitare la Senatrice Rossomando che più volte ha visitato il carcere di via Dei Tigli. Abbiamo acquisito notizie e informazioni direttamente dalla direzione della struttura, dalla garante comunale e abbiamo potuto conferire con la responsabile dell’area medica, apprendendo purtroppo che l’ASL di Biella non ha particolare attenzione nei confronti di questo carcere, cosa che, a maggior ragione in un periodo di pandemia, non è ammissibile, e sono ben note le problematiche legate alla scarsità di mezzi e persone per l’implementazione della medicina territoriale in generale. Il nostro carcere è un fiore all’occhiello anche per gli interventi legati al tema lavoro e merita sicuramente maggiore attenzione».

«Noi parlamentari del PD – spiega la senatrice torinese – visitiamo spesso gli istituti di pena per prendere cognizione di quello che succede all’interno, lo abbiamo fatto spesso anche il giorno di Ferragosto per testimoniare la nostra vicinanza alla popolazione carceraria. Sono anche responsabile nazionale giustizia del PD e componente della commissione giustizia. A Biella non c’è sovraffollamento, ma abbiamo riscontrato anche qui un problema comune a tutti le carceri italiane, ovvero gli organici sottodimensionati, a tutto campo. Sia dal lato degli agenti di polizia penitenziaria, che da quello del personale amministrativo, assistenti sociali e medici. In questi luoghi, l’aspetto medico è fondamentale, e con la pandemia abbiamo compreso come sia necessario fare un’inversione a “U” sia dal punto di vista degli investimenti che della valorizzazione di questo settore. C’è una carenza di medici impegnati stabilmente: dovrebbero essere 9 (per 600 detenuti, anche se al momento i reclusi sono poco meno di 400, ndr), da pianta organica, invece sono solo 7, con tutto ciò che ne consegue in termini di turnazioni e di specializzazioni». 

«Un’altra criticità ci è stata segnalata nelle scorse settimane – continua Anna Rossomando -. All’interno del carcere di Biella è stata portata avanti con ottimi risultati la campagna vaccinale anti Covid, ma i detenuti che possono uscire dalla struttura non riescono ad avere il green pass. Abbiamo appurato che il punto nevralgico per il rilascio dei certificati verdi è locale ASL. Siccome la problematica riguarda specificatamente la casa circondariale biellese, e coinvolge sia i detenuti di nazionalità italiana che gli stranieri, faremo ulteriori verifiche e chiederemo conto della situazione nelle sedi preposte, che sono la Regione Piemonte, e per quanto mi riguarda più da vicino il Senato della Repubblica». 

E aggiunge: «Tra l’altro devo dire che all’interno della casa circondariale ho visitato con molto piacere la sartoria che, con il lavoro di detenuti regolarmente contrattualizzati, produce divise per gli agenti della polizia penitenziaria, vestiario destinato non solo ai poliziotti che operano in questa struttura ma all’intero corpo nazionale. Una sartoria dotata di macchinari moderni, che oggi forma ad un lavoro qualificato una quarantina di detenuti, grazie alla collaborazione con l’Istituto Gae Aulenti e con la ditta Zegna, che fornisce il tessuto. Quindi mi sembra giusto e importante sottolineare il legame che ci deve essere tra gli istituti di reclusione e il territorio, perché non devono assolutamente essere dei luoghi fuori dal tempi e dallo spazio. Questo serve alla società in genere e alla comunità locale in particolare, preservando il “Made in Italy”. E qui torniamo alla funzione rieducativa e di reinserimento della pena, un tema che noi del Partito Democratico non abbiamo mai abbandonato e che intendiamo riprendere».

«È iniziata un’importante stagione di riforme che bisogna utilizzare come una grande opportunità. Con una maggioranza così allargata, ancorché un po’ anomala, è arrivato il momento di portare a casa degli interventi concreti, significativi e che davvero guardino alle esigenze dei cittadini, perché la giustizia è stata per troppo tempo sfruttata e utilizzata per lo scontro e il posizionamento politico. È un vizietto che non si riesce ad estirpare, poiché vedo che ancora oggi c’è chi non riesce a resistere alla tentazione di usare la giustizia per fare propaganda politica, che è molto diverso dall’avere ciascuno le proprie idee e su quelle confrontarsi. In ogni caso, la riforma Cartabia è un primo passo: ci si sta muovendo positivamente sui percorsi alternativi alla detenzione. Quindi gli obiettivi sono due: pene non solo carcerarie e pene subito esecutive, efficaci, utili e adeguate. La riforma prevede infatti che le pene alternative possano essere comminate già durante lo svolgimento del processo senza dover attendere le sentenze. Ampliando le ipotesi di patteggiamento, ci sarà una convenienza nella scelta di questo rito e, di conseguenza, la pena diventerà subito definitiva. Poi, chiaramente, c’è da riprendere in mano la riforma dell’ordinamento penitenziario, ma andiamo avanti un passo per volta», ha concluso la senatrice Rossomando.

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