La scuola media di Pettinengo organizza una sfilata a Villa Piazzo per valorizzare il Territorio e reinventare il dialogo con la comunità. Sabato scorso, 22 aprile, ha avuto luogo, a Villa Piazzo, una sfilata di capi slow fashion.
Prima dell’evento in passerella, gli insegnanti hanno presentato il progetto realizzato insieme alla classe terza di Pettinengo e intitolato: “Slow fashion or Fast fashion?”
Con questo termine inglese “fast fashion” si indica un settore della vendita al dettaglio di abbigliamento che realizza abiti di bassa qualità a prezzi molto ridotti, ma garantendo ai negozi la disponibilità di nuove collezioni, continuamente riassortite e assicurando ai consumatori prezzi vantaggiosi.
Questo modo di vivere la moda, però, ha fatto emergere due grossi problemi: lo sfruttamento del lavoro e l’impatto ambientale (ad oggi l’industria della moda è la seconda industria più inquinante dopo il petrolio).
Ispirati dal progetto “Gesta” svolto l’anno scorso, che ha portato la scuola ad essere selezionata tra le 20 scuole più innovative d’Italia e a partecipare al Festival dell’Innovazione scolastica di Valdobbiadene, gli studenti si sono concentrati sul tema della moda e del tessile: perché i vestiti inquinano? Quanto inquina la fast fashion? Quali sono i tessuti che inquinano di più? Quale differenza c’è tra fibre naturali e fibre sintetiche? Quali sono le conseguenze della fast fashion? Che fine fanno i rifiuti prodotti della merce invenduta e della merce indesiderata?
Negli ultimi 20 anni la produzione di capi d’abbigliamento ha subito una notevole accelerazione e solo in Italia dal 1960 al 2015 la quantità di rifiuti è aumentata dell’811%.
A questa parte teorica, è seguita una parte pratica per capire concretamente come evitare la fast fashion.
Attraverso un diario di bordo, gli studenti hanno iniziato a monitorare i propri acquisti per sei settimane con “l’attività 0” e hanno riflettuto sulla necessità di effettuare determinate compere: abbiamo veramente bisogno di tutti i capi che acquistiamo?
Successivamente, si sono impegnati in sei azioni significative. Nella prima azione, hanno scelto un loro capo preferito e hanno studiato la sua provenienza; nella seconda azione hanno provato ad indossare, per tre giorni di fila, capi realizzati esclusivamente con fibre naturali; nella terza azione, hanno fatto una ricerca sui loro influencer preferiti, scoprendo se promuovessero o meno la moda sostenibile; nella quarta azione hanno imparato a riparare vestiti o a ridare loro una nuova vita, nella quinta azione, si sono concentrati sulla lettura delle etichette per comprendere e riconoscere la moda sostenibile; infine hanno concluso con la sesta azione, coinvolgendo anche i bambini della scuola primaria, attraverso uno Swap party, cioè una festa organizzata per diffondere una diversa idea di moda e per scambiarsi i vestiti, in modo da dare loro una nuova vita, invece di buttarli via.
La riflessione conclusiva sulle buone pratiche imparate in sei settimane di lavoro è stata che non esiste nessun tipo di moda che sia al 100% sostenibile, ma siamo noi a fare la differenza con le nostre scelte e il nostro stile di vita.
La tematica della Fast fashion è stata vissuta come un gioco interattivo che è stato introdotto gradualmente.
Tutte le informazioni e le esperienze acquisite in questo lasso di tempo hanno avuto un impatto sui ragazzi, i quali sono rimasti profondamente colpiti dalla quantità di rifiuti tessili che noi produciamo, che sono molto difficili da smaltire e sono notevolmente inquinanti.
Da queste considerazioni è emersa la necessità di organizzare una sfilata, vista come un’ultima azione pratica per promuovere la slow fashion nel nostro territorio. Gli studenti si sono chiesti: “Come vorremmo che fosse il paesaggio del futuro?”
Noi viviamo in un territorio non solo meraviglioso dal punto di vista naturalistico, ma che vanta anche un passato glorioso, per quanto riguarda il tessile e la moda lenta. Il Biellese si è sempre distinto per la sua creatività, per la qualità e sostenibilità dei suoi tessuti. Il paesaggio è il frutto delle nostre scelte e forse dovremmo iniziare a riflettere seriamente su cosa desideriamo per il nostro domani!
La professoressa Fornaro e la professoressa Masiero dichiarano: «Siamo molto soddisfatte per come si è svolta questa sfilata e per il sostegno che abbiamo ricevuto da diversi brand biellesi che hanno creduto nel nostro progetto e ci hanno prestato i loro capi d’abbigliamento per la sfilata. Ringraziamo di cuore Expi, Clochard, Vintage shop, il Puntaspillo, Camisa ‘d campiun e Bzeroquindici, Angelico. Un sentito ringraziamento va anche a “Pace e futuro”, che ci ha concesso gli spazi per il défilé e ci ha fornito anche degli accessori di produzione propria, realizzati seguendo la filosofia della slow fashion. Inoltre siamo orgogliose dei nostri allievi, per la loro passione e per la loro voglia di salvaguardare l’ambiente, di valorizzare il Territorio, reinventando il dialogo con la comunità».
c.s.