Infarto al tempo del Covid. Dagli studi internazionali alla Cardiologia dell’ASL Biella l’appello a non trascurare i sintomi

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Continua ad essere attivo anche in questa seconda ondata pandemica il numero di telefono dedicato ai pazienti che hanno problemi cardiaci: 015-15155326 è il contatto a cui si può fare riferimento dal lunedì al venerdì (dalle 8.30 alle 15.30).

Risponde personale medico e infermieristico che potrà valutare i casi segnalati e suggerire come procedere.

In questa seconda ondata, il numero dei pazienti con serie problematiche cardiache che giungono all’attenzione specialistica sta registrando un calo di minore entità rispetto alla scorsa primavera, ma comunque presente, pertanto non bisogna abbassare la guardia.

Infatti, le più recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’infarto miocardico, in epoca Covid, fa di nuovo più paura. È quanto emerge dai dati del più grande registro al mondo sull’infarto acuto in periodo Covid (ISACS-STEMI COVID19), che ha coinvolto attivamente anche la Cardiologia ed Emodinamica dell’Asl di Biella.

Lo studio, partito da Novara nel mese di aprile sotto la direzione del Professor Giuseppe De Luca, Professore associato presso l’Università del Piemonte Orientale, è nato sulla base dell’osservazione, nelle fasi iniziali della pandemia di Covid-19, di una netta riduzione degli accessi in ospedale per infarto miocardico acuto, dettata non da una minore incidenza della malattia, ma dalla riluttanza dei pazienti a recarsi in ospedale per ricevere le cure appropriate, per timore del contagio.

Conseguenza inevitabile è stato un netto incremento della mortalità per infarto miocardico, triplicata, dal 4.1% al 13.7%,  in Italia, secondo un breve studio condotto nel mese di marzo.

“L’attenzione della sanità su Covid-19 e la paura del contagio rischiano di vanificare i risultati ottenuti in Italia con le terapie più innovative per l’infarto e gli sforzi per la prevenzione degli ultimi 20 anni”, è stato l’allarme lanciato da più parti, dalle Società Scientifiche Cardiologiche e dalle Organizzazioni sanitarie.

Impressioni purtroppo confermate dal Registro ISACS-STEMI COVID19, pubblicato ieri su Journal of American College of Cardiology, con la forza dei grandissimi numeri raggiunti e un impatto internazionale.

Lo studio promosso dall’Università del Piemonte Orientale, ha coinvolto 77 centri europei di grande esperienza nel trattamento dell’infarto acuto, coinvolgendo aree geografiche estremamente diversificate dalla penisola iberica alla Siberia, dalla Finlandia alla Macedonia, includendo 18 centri in Italia, tra cui Biella.

Sono stati confrontati i dati di 6609 pazienti affetti da infarto miocardico STEMI trattati con l’angioplastica coronarica nel 2020, nei mesi iniziali della pandemia (marzo e aprile) con quelli rispettivi del 2019.

Si è evidenziata una riduzione complessiva del 19% dei pazienti che accedevano alle cure più appropriate, ovvero alla rivascolarizzazione coronarica con angioplastica primaria, un aumento dei tempi tra l’insorgenza dei sintomi e il trattamento, con conseguente diminuzione della possibilità di salvare la porzione di cuore colpita dall’infarto e un incremento del rischio relativo di morte del 41%.

«È importante, quindi, prestare attenzione al dolore toracico – sottolinea il Direttore della Struttura Complessa (SC) Cardiologia – UTIC dell’ASL Bi, dottor Pierlugi Soldà -. Da anni mi occupo del trattamento dell’infarto e ho potuto verificare di persona quanto sia importante la tempestività dell’intervento per ridurre quanto più possibile il danno del muscolo cardiaco».

c.s.

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