Il messaggio di pace che arriva dallo sport. Calcio, ieri Biellese in campo con una casacca gialloblù e la scritta “UKRAINE FREE”

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La guerra in Ucraina chiama in causa tutti noi, cittadini europei. Nessuno può chiamarsene fuori, e nessuno (o quasi) lo sta facendo. Ci sono momenti in cui è necessario prendere posizione, decidere da che parte stare: se da quella dell’aggressore o da quella degli aggrediti. Per veicolare messaggi così importanti ci sono tanti modi. In primis, l’informazione ufficiale, ovviamente. Poi, a cascata, chiunque può posare il proprio mattoncino per fare in modo che tante vite umane non siano pericolosamente in bilico, appese a un filo che può staccarsi da un momento all’altro, come in un banale lancio di dadi.

Anche lo sport può contribuire a lanciare messaggi di pace e solidarietà, accade spesso in effetti, che gli atleti di tutte le discipline diventino ambasciatori di valori universali: fin dalla prima notte di guerra sono tanti gli sportivi di tutto il mondo che hanno preso una posizione netta contro il dittatore Putin e la sua follia egemonica.

Le Istituzioni del mondo sportivo si stanno adeguando, boicottando la Russia dello “zar”. Mentre gli atleti ucraini sparpagliati in giro per mondo cercano di tornare in patria per combattere accanto ai propri familiari, al fianco dei propri fratelli.

Nel nostro piccolo, nella quotidianità di una provincia isolata, laboriosa e talvolta sonnolenta, a dare un esempio in questo senso ci ha pensato il calcio. Ieri pomeriggio i bianconeri della Biellese 1902, lasciando per una volta negli spogliatoi la tradizionale casacca a righe, hanno indossato una maglia gialloblù (i colori della bandiera ucraina) recante per ciascun giocatore una lettera: quando la squadra si è allineata a centrocampo, appena prima del fischio d’inizio, quelle lettere, messe in fila, componevano la scritta “UKRAINE FREE”.

Per la cronaca, la Biellese 1902 ha vinto 1-0 contro l’Alicese, ma per una volta, forse, il risultato sportivo può anche passare in secondo piano, con la guerra alle porte della nostra Europa. Per una volta è più importante sottolineare il messaggio di pace e solidarietà al popolo ucraino lanciato da una società che avrebbe potuto tranquillamente continuare ad indossare i propri colori e delegare ad altri questioni che con lo sport non hanno diretta attinenza.

Così non è stato, e il merito va riconosciuto tanto alla dirigenza quanto ai calciatori scesi sul terreno di gioco.

Dalla redazione di Bi.T, per quel poco che può contare, grazie davvero a tutti voi!

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