Europa Verde Biella contro l’inceneritore di Cavaglià. I co-portavoce Broglia e Pizzi: “Una bomba ecologica”

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Anche la nuova delegazione di Europa Verde Biella scende in campo, accanto ai Comuni, alle associazioni e ai cittadini, contro l’inceneritore di Cavaglià. Ne hanno parlato all’interno di un comunicato stampa i due co-portavoce, Stefania Broglia e Alessandro Pizzi. La loro contrarietà a quello che definiscono “nuovo ecomostro” e “bomba ecologica” è circostanziata, e poggia su temi che dovrebbero riempire le agende politiche di tanti amministratori locali e regionali.

I fatti, purtroppo, dimostrano chiaramente che lo sguardo di chi potrebbe e dovrebbe fare qualcosa per tutelare gli interessi e la salute della collettività è sempre rivolto altrove, tanto da determinare su questa partita “il fallimento della politica dei rifiuti”.

«Ora è il momento di dire a tutti pubblicamente che vogliamo un futuro diverso, che dia speranze alle nuove generazioni – affermano convintamente Stefania Broglia e Alessandro Pizzi entrambi co-portavoce di Europa Verde Biella –. Avremmo preferito essere nella Piazza del Sociale quando si terrà l’incontro di presentazione dell’impianto organizzato da Cosrab con i sindaci e le associazioni ma le disposizioni sulla limitazione degli assembramenti nei centri storici ce lo impediscono. Speriamo che questa situazione emergenziale finisca presto, è una limitazione grave all’esercizio della democrazia».

«Nel merito, invece, il fatto ancor più grave è che di fronte alla regressione della raccolta differenziata che sta evidenziando il Biellese – dichiara Alessandro Pizzi – si proponga un impianto di incenerimento, assolutamente non in linea con le più recenti disposizioni normative europee, e che ridurrebbe ancora di più la quota differenziata. Un impianto per bruciare ininterrottamente quasi 300mila tonnellate all’anno di rifiuti di ogni tipo, anche quelli industriali o pretrattati gran parte dei quali provenienti da fuori provincia. Mentre la raccolta differenziata in provincia di Biella continua a scendere dal 2019, attestandosi oggi al terz’ultimo posto dietro addirittura Vercelli, Asti, Cuneo, VCO e Novara. E invece di invertire il trend poco virtuoso a cosa si pensa? Ad un impianto di combustione dell’immondizia insalubre e anacronistico con una ciminiera alta 90 metri per convogliare fumi tossici e ceneri fini che verranno sparsi nell’intero territorio biellese per decine e decine di chilometri nella bassa troposfera, i cieli sopra le nostre case e riempiranno i polmoni dei nostri figli, e un secondo camino alto la metà per l’essiccazione dei fanghi, con il risultato di concentrare gli inquinanti anziché eliminarli».

Negli ultimi mesi la delegazione biellese di Europa Verde ha osservato attentamente il lavoro paziente e accurato svolto da oltre 30 amministrazioni tra Basso Biellese, Vercellese e Canavese che si sono espresse contro l’inceneritore. Ma all’appello mancano altri Comuni del Biellese, quasi che il problema non li riguardasse troppo da vicino…

«Ci auguriamo – spiega Pizzi – che non prevalgano le spinte più retrive, quelle che vogliono risolvere il problema dei rifiuti trasformando un’area attrattiva come la Valledora, il Lago di Viverone e la Serra in una coltre spettrale e inquinata. Vorremmo che si intensificassero gli sforzi per creare un’area vasta improntata all’agricoltura biologica, al turismo e alla economia circolare. Insomma, siamo di fronte all’ennesima bomba ecologica sul nostro territorio che, in un clima di silenzio assordante da parte della gran parte degli amministratori biellesi, minaccia la salute di tutti, senza confini amministrativi. Ancora una volta la politica, in questi ultimi anni, sul tema della gestione del ciclo integrato dei rifiuti ha fallito miseramente. Ma i cittadini devono sapere che l’alternativa all’inceneritore esiste ed è la riduzione della produzione dei rifiuti, la differenziazione spinta ed il riciclo di tutta la materia così difficile da reperire come dimostrano l’impennata dei prezzi per l’acquisto di commodity di base, metalli ferrosi e non ferrosi, leghe metalliche, plastiche, legno».

«Per questo – concludono Broglia e Pizzi – chiediamo al Consorzio di smaltimento dei Rifiuti Cosrab, oggi Ente di Area Vasta, deputato alle scelte strategiche da mettere in campo per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani, di agire per tutelare i nostri cittadini e i Comuni consorziati e di opporsi con tutte le forze all’ecomostro e uscire così dall’anonimato e dall’immobilismo che ha caratterizzato l’amministrazione dell’ente negli ultimi tre anni, con l’Ecocentro di Biella ridotto a poco più che una discarica a cielo aperto senza nessun progetto attivo volto alla sensibilizzazione, riduzione, recupero, riutilizzo di filiere virtuose dei rifiuti urbani differenziabili e di quelli speciali assimilati agli urbani».

D’altro canto i numeri sulla gestione dei rifiuti sul territorio sono pubblici e parlano chiaro: dall’ultima edizione dell’Ecoforum per l’Economia Circolare di Legambiente Piemonte si scoprono note dolenti per ciò che riguarda il Biellese. Le analisi sull’andamento della produzione dei rifiuti nell’intera provincia fanno emergere un risultato deludente. A fronte di una raccolta differenziata ferma a poco più del 65% (in continua discesa negli ultimi anni e lontano dai valori guida regionali) ogni cittadino biellese produce quasi 150 kg all’anno di rifiuto residuo secco, praticamente il doppio di quanto previsto dalle indicazioni virtuose di indifferenziato inferiore a 75 kg pro-capite.

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