Disastri naturali. Dal terremoto di Lisbona al Covid-19, come si pone la filosofia davanti alle catastrofi?

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“…molti e per molti modi sono stati e saranno gli stermini degli uomini: i più grandi per il fuoco e per l’acqua, altri minori per moltissime altre cagioni… (Platone – Il Timeo)

Le riflessioni che si sono occupate di terremoti, tsunami, maremoti e di tutte quelle forze naturali che improvvisamente si sono scagliate contro gli uomini, privandoli della propria sicurezza e della propria quotidianità sono state affrontate dalla storia della filosofia e in particolare dalla filosofia del disastro o della catastrofe. Questo termine fu coniato la prima volta nella filosofia illuminista per indicare l’insieme delle riflessioni compiute dopo il terremoto di Lisbona del 1755 che distrusse gran parte della città.

Se ci pensate, esistono diversi tipi di disastri: naturali, come terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche; disastri ecologici, economici, politici o sociali come il terrorismo e le guerre, oppure medico-sanitari come epidemie e pandemie. Come il Covid-19, appunto.

La tendenza della filosofia a trattare il tema del disastro si ritrova molto prima dell’Illuminismo. Il filosofo Platone, nel Timeo, sosteneva che le catastrofi naturali fanno parte di una ciclicità normale che dobbiamo accettare in quanto dopo la distruzione la natura rigenera sempre il mondo, dimostrando la sua magnanimità.

Il terremoto di Lisbona fu avvertito in tutta Europa da scienziati, filosofi come Goethe, Kant, Voltaire, Rousseau e persone comuni.

Voltaire, dopo aver letto le cronache e visto i disegni del disastro che circolavano in tutta Europa, restò colpito e scrisse “Il Poema sul disastro di Lisbona” attaccando coloro che attribuivano il terremoto all’ira di Dio.

“Poveri umani e povera terra nostra, terribile coacervo di disastri. Consolatori ognor di inutili dolori, filosofi che osate gridare che tutto è bene, venite a contemplare queste rovine orrende: muri a pezzi, carni a brandelli e ceneri. Donne ed infanti ammucchiati uno sull’altra, sotto pezzi di pietre, membra sparse, centomila feriti che la terra divora, straziati e insanguinati, ma ancora palpitanti, sepolti dai loro tetti, perdono senza soccorsi, tra atroci tormenti, le loro misere vite.”

Voltaire inviò la sua opera a Rousseau e iniziarono una discussione scritta. La tesi di Rousseau è: non è la natura la causa di tutto ciò ma è l’uomo la causa della propria rovina. Secondo il filosofo sono stati gli abitanti di Lisbona a offendere la semplicità della natura costruendo una capitale e ammassandosi. Se fossero rimasti in un ambiente naturale non avrebbero perso la vita.

Dio avrebbe creato le catastrofi come monito alla ricchezza e all’avidità dell’uomo. Quando si supera un certo limite, l’uomo va fermato anche in modi disastrosi, per richiamarlo a una più corretta condotta morale.

Tutte queste tesi aprono un mondo di riflessioni. Adesso più che mai ne abbiamo del tempo per riflettere veramente! Perché succedono queste catastrofi? Perché c’è il male nel mondo?

Ci vogliono veramente delle situazioni al limite, come terremoti, tsunami e il Covid-19, per far capire all’umanità che deve fermare la corsa al materialismo e capire quali sono le vere priorità che davvero danno valore alla vita?

Sinceramente, ci accorgiamo solo ora, di quale sia la natura umana? Piena di contraddizioni? Di giochi di potere? Che tutto ruoti attorno al denaro e di come questo abbia deciso molte delle nostre paure, della felicità e la tristezza di un pianeta per troppo tempo? Di quanto danno facciamo, da più di cent’anni, alla terra?

Albert Einstein disse: “Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione”.

Prendiamone atto tutti, nessuno escluso!

Impariamo a guardare e considerare la natura come essere vivente e rispettabile, dove noi siamo umili ospiti. Non dimentichiamoci che esiste anche una responsabilità personale. Ognuno dovrebbe rispondere delle proprie azioni senza nascondersi dietro la società o altro. Riduciamo gli sprechi, eliminiamo l’inutile, rallentiamo i ritmi. Senza aspettare che lo faccia anche l’altro, senza criticare nessuno.

È solo dando l’esempio che ci si trasforma… Una goccia alla volta e l’oceano diventa inarrestabile.

Collaboriamo con la natura cercando il nostro benessere reale. Vi state rendendo conto di come madre natura sta tornando a respirare? In questo periodo si sta riprendendo ciò che con violenza e mancanza di rispetto le abbiamo tolto: l’Aria.

Ancora una volta, la natura, ci dà una grande lezione di vita, una lezione che mai dovremmo dimenticarci, quando noi ci ritiriamo, lei sta meglio, e respira. Aria e acqua pulite, cieli tersi…

Ricordiamoci che come disse Aristotele: “La natura non fa nulla di inutile”.

Concludo cari lettori e lettrici invitandovi a riflette ulteriormente con questa domanda: “Come possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato “dall’inquinamento umano?”

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