Dal 13 febbraio Lucia Azzolina non è più ministro dell’Istruzione, ma a Biella c’è ancora chi la attacca definendola “mezzo-ministro”

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Chi lo ha conosciuto qualche anno fa mentre si aggirava dinoccolato, spesso solo, lungo i corridoi del liceo scientifico “Avogadro” di Biella lo descrive come uno “sfigato”. Oggi, quel ragazzino è il capogruppo del Carroccio a Palazzo Oropa.

Cresciuto a pane e propaganda leghista, ha frequentato la scuola politica creata degli epigoni di Alberto da Giussano, e ci viene da pensare che un personaggio del genere non potesse “fare politica” se non sotto quei verdi vessilli calpestati da forti e valorosi uomini agghindati con elmetti bi-cornuti.

Rampollo della Lega biellese, è da sempre lo zimbello di tutta la minoranza consiliare, ma spesso ci è venuto il dubbio che anche diversi consiglieri dell’Amministrazione Corradino si siano morsicati la lingua per non censurare apertamente (e fragorosamente!) qualche sua illuminante uscita, ché ascriverla alla categoria del “pensiero” sarebbe fargli un complimento immeritato.

Nelle sue esternazioni social, oltre a tenere vibranti e imperdibili sermoni sulla politica internazionale, è stato tra i primissimi a cavalcare la campagna d’odio contro l’ex ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, biellese d’adozione (meglio precisare “d’adozione”, perché altrimenti qualcuno potrebbe risentirsi…).

Da sabato scorso 13 febbraio, con il giuramento del governo Draghi, di cui la Lega fa parte, al dicastero dell’Istruzione c’è un tecnico, Patrizio Bianchi, che proprio ieri ha elogiato pubblicamente il lavoro svolto da chi lo ha preceduto, ovvero Lucia Azzolina.

Nonostante le dichiarazioni del neo ministro, e con perfetto tempismo, su La Stampa di questa mattina, nella rubrica “Lettere alla redazione” (pagina 43), compare quello che ci auguriamo possa essere (finalmente!) l’ultimo, tombale attacco da parte dello statista biellese a Lucia Azzolina, che comunque, a differenza del virgulto nato all’ombra del Mucrone, resta pur sempre una parlamentare della Repubblica.

Non sappiamo se il giovane leghista sia anche misogino, oltre che profondamente razzista nei confronti dei meridionali, questa sì che è circostanza nota a molti. Sono gustosi e reiterati i battibecchi che lo vedono opposto all’ex candidato sindaco del M5S, l’avvocato Giovanni Rinaldi, anche lui di origini siciliane come la professoressa Azzolina.

La lettera a La Stampa s’intitola “L’esclusione della Azzolina dà ragione alle Lega”. E qui comincia l’ennesimo sproloquio: “La mancata riconferma della Azzolina nel (nel?) Ministero già dimezzato dell’Istruzione è la prova, a maggior ragione se parametrata alla riconferma di Luigi Di Maio agli Esteri, che l’ex ministro ha davvero lavorato male e non era una fissazione della Lega che l’avrebbe presa di mira come bersaglio. Non si spiegherebbe infatti diversamente la decisione di Draghi di escluderla dalla sua squadra, nonostante i suoi tentativi di accreditarsi agli occhi del nuovo presidente del Consiglio annunciando a mezzo stampa il suo voto favorevole alla nuova presidenza […]”.

Il finale è addirittura insolente (financo sessista, dal momento che l’attacco è rivolto ad una donna, prima ancora che a un ex ministro): “Draghi conosceva bene le posizioni della Lega e ha scelto al suo posto un tecnico della stessa task force ministeriale che non aveva risparmiato critiche alle decisioni assunte dall’ex ministro, non del tutto conformi al testo contenente le linee guida per il rientro degli studenti in aula. Risulta chiaro, a questo punto, di chi si fida il nuovo Presidente e chi reputa che abbia sbagliato, a conferma delle critiche che la Lega ha continuato a sollevare sull’operato dell’ex mezzo-ministro”.

Tra attacco e conclusione, qualche altra riga, chiaro paradigma della consueta rabbia esistenziale che talvolta tracima dalle sue esternazioni.

“Mezzo-ministro”? Ma quanto livore, quanta arroganza, quanta ignoranza permea il cuore di un nemmeno trentenne che continua ad attaccare (ci si chiede a quale titolo, poi, non essendo un assiduo frequentatore di Ministeri) una donna che, incidentalmente, per un anno della sua vita, ha comunque servito lo Stato ai più alti livelli possibili?

Forse sarebbe il caso che qualcuno dei “vecchi” della Lega cominciasse a fargli capire che, anche in politica, la prima tra le virtù necessarie è il rispetto. Verso le donne, verso chi ha qualche anno in più e infine verso se stessi, onde evitare continui scivoloni sulle bucce di banana.

Ancora ieri sera, nel corso del Consiglio comunale che ha approvato il passaggio alla Tari puntuale per concorrere al salvataggio di Seab spa, il giovane “top player” del Carroccio è stato preso per le orecchie dal suo ex preside (ed ex sindaco di Biella, Dino Gentile), che, in pochi minuti, gli ha dispensato una bella lezione di storia della politica italiana, e anche di buona educazione.

Una volta, a scuola si diceva: “Studiare e mandare a memoria!”

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