Covid-19. “Una lezione speciale”: riscoprire e imparare a coltivare la virtù della pazienza

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“La pazienza è necessaria, non si può raccogliere immediatamente ciò che si è seminato” (Soren Kierkegaard)

La società contemporanea sembra non possa permettersi di avere il tempo per la pazienza: tutto deve scorrere veloce e tutti hanno fretta, basta un click del computer per trovare la soluzione e tutte le cose devono essere svolte nel minor tempo possibile.

All’interno di questo quadro, dunque, la pazienza può essere scambiata per rassegnazione, sopportazione o rinuncia, ma essa ha una connotazione positiva nel suo significato originario.

Virtù lenta per eccellenza, la pazienza ci insegna a comprendere qual è il nostro tempo interiore, fatto di attese e di speranze, e ad avere fiducia che un cambiamento è sempre possibile.

Vogliamo tutto e subito! Viviamo in un tempo in cui la gratificazione immediata è una delle icone più comuni. Da dove arriva tutta questa fretta? Perché abbiamo così bisogno di vedere immediatamente un risultato?

Ce ne vuole tanta di pazienza in questa società e con le persone.

Che cosa fare per avere pazienza, ma soprattutto per non perderla? Chiediamo quindi consiglio ai filosofi e alla filosofia.

Sant’Agostino nel suo trattato “La vera pazienza”, sosteneva che:

“È risaputo che la pazienza retta, degna di lode e del nome di virtù, è quella per la quale con animo equo tolleriamo i mali, per non abbandonare con animo iniquo quei beni, per mezzo dei quali possiamo raggiungere beni migliori. Pertanto chi non ha la pazienza, mentre si rifiuta di sopportare i mali, non ottiene d’essere esentato dal male ma finisce col soffrire mali maggiori. I pazienti preferiscono sopportare il male per non commetterlo piuttosto che commetterlo per non sopportarlo; così facendo rendono più leggeri i mali che soffrono con pazienza ed evitano mali peggiori in cui cadrebbero con l’impazienza. Ma soprattutto non perdono i beni eterni e grandi, quando non cedono ai mali temporanei e di breve durata poiché, come dice l’Apostolo, i patimenti del tempo presente non meritano d’essere paragonati con la gloria futura che si rivelerà in noi. La nostra sofferenza, temporanea e leggera, produce per noi in maniera inimmaginabile una ricchezza eterna di gloria”.

Dobbiamo riscoprire la pazienza, il saper attendere, il capire che se vogliamo conquistare una vetta, dobbiamo prima scalare la montagna. Un atleta, in teoria, lo sa bene: se vuoi raggiungere una certa prestazione ti devi allenare. Non puoi iniziare oggi e gareggiare per le Olimpiadi domani.

Un vecchio proverbio diceva “La pazienza è la virtù dei forti”. Il filosofo Jean-Jacques Rousseau amava dire che “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce.”

Servono tempo e pazienza per raggiungere un obiettivo, mentre la fretta porta fuori strada. Tutti noi, oggi, possiamo apprendere una lezione speciale: imparare a condividere valori come la pazienza, l’attesa e la speranza.

La parola pazienza (letteralmente) ha origine dal latino volgare patire e dal greco pathein e pathos, ossia dolore corporale e spirituale. Se ci pensate un attimo, quanta pazienza ci vuole in questo periodo a fare la fila al supermercato, o a non reagire ai capricci dei piccoli che vorrebbero magari uscire a giocare a palla?

Ci vuole pazienza anche solo per stare in casa tutto il giorno, anche senza particolari stress. La domanda che tutti noi ci facciamo, è quando vedremo la fine di tutto questo. Dell’epidemia ma anche solo del distanziamento sociale, della reclusione in casa.

Tutti siamo molto impazienti di uscire da questo tunnel, vedere finalmente un po’ di luce e riavere un minimo di normalità e libertà.

Ma la pazienza è una qualità presente in tutti? Personalmente direi di no. Si conquista con il tempo e sarebbe bene coltivarla e alimentarla sin dall’infanzia in quanto è essenziale nei nostri rapporti interpersonali e di grande efficacia nella quotidianità.

Non dobbiamo perdere di vista il fatto che per quanto una situazione possa sembrare disperata, c’è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità.

Come diceva Sant’Agostino: “La pazienza è la compagna della saggezza”.

Il progresso scientifico e tecnologico ci ha reso schiavi dell’immediatezza nella soddisfazione dei nostri bisogni e questo ci porta a volere tutto e subito.

Ricordiamoci che come disse il filosofo Epitteto: “Nessuna cosa grande compare all’improvviso, nemmeno l’uva, nemmeno i fichi. Se ora mi dici: ‘Voglio un fico’; ti rispondo: ‘Ci vuole tempo’. Lascia innanzitutto che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e, poi, che maturino.”

Pazienza significa conquistare e saper attendere. Che cosa, mi dirai tu, e io risponderò: il momento giusto!

C’è sempre il momento giusto per ogni cosa.

Proviamo ad allenarci ad essere pazienti cercando di non dimenticare i danni fatti quando abbiamo reagito dominati solo dall’ira (magari abbiamo risposto male a qualcuno, oppure trascurato delle persone a cui teniamo, eccetera). In molti casi usare lo strumento della pazienza, risulta essere la soluzione migliore.

“Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente.” (Sant’Agostino)

E voi lettori e lettrici siete pazienti o vi lasciate prendere dalla foga dell’immediatezza?

Che la coltivazione del nostro talento di un’ardente pazienza abbia inizio!

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