Covid-19. La speranza: quel filo invisibile a cui è appesa la nostra vita per essere forti e non arrendersi

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Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza. (Seneca)

“Finché c’è vita, c’è speranza”, così recita un noto proverbio proveniente da Cicerone, uno dei massimi letterati dell’antica Roma ed è contenuto nelle Epistulae ad Atticum ossia l’insieme delle lettere indirizzate all’amico Tito Pomponio Attico.

Si tratta di un’esortazione a non disperare, specialmente in situazioni difficili come quella che stiamo vivendo in queste settimane con l’emergenza sanitaria del Covid-19. Bisogna continuare a pensare positivo e a sperare, perché quello che ci aspettiamo da tanto tempo un giorno potrebbe realizzarsi.

Finché siamo in vita possiamo realizzare i nostri sogni, la situazione può migliorare e risolversi.

La speranza è un fenomeno universale che ricorre ovunque ci sia umanità: è costituita da una tensione piena di aspettative e dall’auspicare che si concretizzeranno, oltre che da molta pazienza nell’attesa del futuro.

Nella mitologia greca Elpis era la personificazione dello spirito della speranza. Nell’opera del poeta greco Esiodo “Le opere e i giorni”, la speranza è tra i doni che erano custoditi nel vaso regalato a Pandora donna creata da Efesto. Il mito narra che quando Pandora, per curiosità, aprì il vaso che Zeus le aveva ordinato di non aprire, ne uscirono tutti i mali del mondo eccetto la speranza.

Gli uomini, che prima erano felici e immorali come gli dei, da quel momento conobbero il dolore e la morte, finché Pandora liberò anche la speranza, che alleviò la loro insopportabile esistenza. Molti, probabilmente, conosceranno questa storia della mitologia greca ma pochi, forse, si sono interrogati a fondo sul suo significato.

Dunque, perché l’uomo spera nel futuro?

Sulla speranza si sono espressi i più illustri filosofi da Aristotele a Cartesio ma anche intellettuali e teologi (secondo la teologia cristiana, la speranza è una delle tre virtù teologali quelle che avvicinano l’uomo alla Trinità).

Per Aristotele “la speranza è un sogno ad occhi aperti”, un atteggiamento che muta con il mutare dell’età dell’uomo. Essa è ben presente nella maturità, mentre nella giovinezza si manifesta con eccesso e nella vecchia difettosamente.

La speranza è per il filosofo Goethe un essere alato che ci dona ali per trascendere, per andare oltre la temporalità e ci procura una nuova visione del destino. In altre parole, ci eleva sopra il presente per vederlo meglio.

Per Edmund Husserl la speranza esiste in quanto gli uomini vivono progettando il futuro e nasce dalla capacità di immaginare un evento o uno stato prima che questo si compia.

Per me, la speranza è la forza della nostra vita che trascina il mondo. È il motore che ci fa combattere, andare avanti, attendere, sognare. Speranza di vivere, speranza in un futuro migliore, speranza di qualcosa che forse non accadrà mai, speranza che il Covid-19 si arresti velocemente, speranza di ritornare a sorridere e a colorare di emozioni vere la nostra vita.

Speranza che tutta questa situazione ci serva da lezione e che il mondo diventi migliore.

Sperare equivale anche a emozionarsi, mescolare gioia e timore, e legarli a filo doppio a un evento futuro che ci piacerebbe vedere realizzato.

In queste settimane drammatiche vi invito a sognare per un momento che la vita ci sorrida, regalandoci quello che diverrà il bagliore di un ricordo.

Aggrappiamoci al filo della speranza e alla forza che abbiamo dentro al nostro cuore; addormentandoci, pensiamo che domani, o il giorno dopo ancora, inizierà a delinearsi un futuro migliore, che saremo riusciti a sconfiggere il Covid-19, ricordandoci che come recitava un celebre proverbio: “La speranza è l’ultima a morire”.

Non arrendiamoci mai! Dopo un avvenimento doloroso, ce n’è sempre uno che rianima il nostro cuore!

“Non sperare senza disperazione e non disperare senza speranza”. (Seneca)

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