Biella. Paziente Covid under 45 ricoverato al “Degli Infermi” ringrazia il personale sanitario e consiglia il vaccino

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Se un uomo sotto i 45 può ancora essere considerato giovane, beh, questa è una lettera scritta da un paziente Covid under 45 ricoverato al “Degli Infermi” per due settimane a causa di una polmonite da coronavirus. Entrato in ospedale a fine luglio, è stato curato nel reparto DE2A Malattie Infettive-Pneumologia (assistito anche con casco Cpap) e dimesso alcuni giorni fa.

La lettera firmata, riportata in forma anonima per volere dell’interessato, è stata scritta dal paziente durante la permanenza in ospedale ed è indirizzata al personale sanitario che lo ha seguito in reparto. Una testimonianza importante, sia in termini di sensibilizzazione al tema della vaccinazione anti Covid, sia per l’impatto che il virus può potenzialmente avere su chi ne viene colpito, e sui familiari.

Iniziare a scrivere queste poche righe non è facile.

Voglio scrivere a voi dottori, infermieri e a tutto il personale del reparto dove sono ricoverato. Non ricordo tutti i vostri nomi, ma vi voglio ringraziare per le cure e le attenzioni prestatemi. Lo so che per voi questo rappresenta il vostro lavoro, che fate con passione, e io sono un vostro paziente.

Mi sento però in dovere di chiedervi scusa, e soprattutto di scriverlo, perché erroneamente pensavo di stare attento alle precauzioni anti Covid e che, in questo modo, sarei stato sempre bene. «Il vaccino non mi serve, lasciamolo fare a chi ha paura di ammalarsi», pensavo.

Mi sbagliavo due volte.

La prima, perché se avessi fatto il vaccino non mi sarei ammalato così e forse non mi avrebbero ricoverato; la seconda, perché non avrei infettato i miei famigliari e non li avrei obbligati a stare in casa, con la preoccupazione di una persona cara che non ti può assistere e vedere.

Gli errori servono per crescere. Sicuramente a tutte le persone che conosco consiglierò vivamente di vaccinarsi, raccontandogli l’esperienza passata e il “dovere” di non ammalarsi.

Certamente non dimenticherò i vostri occhi, dove i miei cercavano conferme ma, soprattutto, il conforto delle vostre parole. Non dimenticherò i piccoli e semplici gesti: quando mi imboccavate, mi facevate bere, mi asciugavate il sudore dal viso e le lacrime che uscivano da quegli stessi occhi che bruciavano di tanti pensieri.

Concludo queste righe con gli occhi un po’ commossi e, con il cuore in mano, con due parole: scusatemi e grazie.

Lettera firmata

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