«Un’indagine complessa: è stato difficile individuare e distinguere le responsabilità in tempi relativamente brevi. E inoltre non si voleva creare un allarme sociale tra i vaccinati», ha spiegato il Procuratore capo della Repubblica Teresa Angela Camelio nel corso di una conferenza stampa convocata nel pomeriggio di oggi in merito all’indagine sui cosiddetti furbetti del vaccino.
Sono 60 gli indagati e 23 le persone che hanno ricevuto l’avviso di garanzia. In buona sostanza, 60 individui hanno ricevuto un vaccino che non gli spettava e a 23 di questi è già stato notificato l’avviso di garanzia. Credibilmente, da qui alla chiusura delle indagini, ne verranno recapitati altri. I vertici dell’ASL Biella fanno parte dei 23, in quanto ritenuti responsabili di una condotta omissiva, ovvero di un mancato controllo.
«Non esistono i furbetti del vaccino – ha sottolineato la dottoressa Camelio -. Ci sono stati i furbetti del vaccino perché qualcuno ha permesso che ci fossero». Sono tre i filoni d’indagine su cui si sono concentrati i carabinieri, NAS e aliquota di polizia giudiziaria presso la Procura di Biella. Il primo riguarda una condotta omissiva (ex articolo 328, comma 1 del codice penale “Rifiuto di atti d’ufficio”), cioè il mancato controllo da parte dei vertici dell’Azienda Sanitaria.
Il secondo afferisce ad una condotta commissiva, ascrivibile ai legali rappresentati (di ASL Bi e alcune RSA del territorio) e a terzi estranei, responsabili di peculato per distrazione. Al terzo filone sono collegati invece tutti quei medici in pensione che hanno ricevuto la somministrazione del siero Pfizer sulla base di una falsa attestazione. In pratica, hanno dichiarato di essere ancora in servizio. Nei confronti di questi medici saranno effettuati ulteriori accertamenti, caso per caso.
Le indagini sono partite a fine gennaio, quando il quotidiano La Stampa ha acceso i riflettori sulla questione, che ha avuto un’eco nazionale, approdando anche nei palinsesti televisivi dei vari TG.
Correva il 28 gennaio 2021 quando la Procura della Repubblica di Biella ha acquisito gli elenchi dalla piattaforma regionale sulla quale erano caricate 6.131 somministrazioni del siero. Da una prima analisi è emerso che alcune centinaia di persone, circa 450, non aveva titolo per ricevere il siero. A quel punto, i nominativi di questi soggetti sono stati inoltrati all’Agenzia delle Entrate che ha verificato le attività lavorative dichiarate dagli stessi.
Una seconda scrematura ha portato a restringere il campo a 120 casi sospetti, che “sono stati sentiti” negli uffici al terzo piano di via Marconi.