Biella. Flash mob in difesa della 194, Legge dello Stato che sancisce il diritto delle donne all’autodeterminazione

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Promulgata il 22 maggio del 1978, la Legge 194 (che reca in rubrica “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza), da quasi 43 anni ha questa parte, periodicamente, viene messa in discussione e sotto attacco da parte di associazioni pro vita, estremismo conservatore (meglio definirlo restauratore) con l’avallo della Chiesa.

All’epoca venne salutata come una vittoria del femminismo, in realtà si trattava, forse più prosaicamente, di un bel passo avanti della civiltà. Oggi, sabato 17 aprile 2021, due piazze torinesi (piazza Castello in mattinata e piazza Carignano nel pomeriggio) hanno fatto da grancassa all’ennesima difesa d’ufficio della Legge 194 ad opera di tante associazioni femminili (ed LGBT+), sindacati e politica di sinistra.

Questa volta gli attacchi alla 194 arrivano direttamente dagli uffici della Regione Piemonte, governata dal centrodestra. Una circolare di qualche settimana fa concede alle associazioni “pro life” e a medici e ostetriche obiettori di coscienza l’ingresso nei consultori, realizzati proprio sulla scorta della Legge 194 per creare ambienti protetti (e laici) in grado di accogliere e assistere non solo le donne.

Anche a Biella, questa mattina, davanti a Palazzo Oropa, si è tenuto un flash mob organizzato dall’Associazione VocidiDONNE, Cgil e Uil. Accanto a loro, tante altre associazioni femminili del territorio e “Il Groviglio – Associazione LGBT+” di Biella e Valsesia.

«Abbiamo ritenuto fosse importante scendere in piazza per ribadire che la 194 è una Legge dello Stato che sancisce il diritto di noi donne all’autodeterminazione, il diritto di scegliere una maternità consapevole – spiega Rita de Lima, presidente di VocidiDONNE e segretaria provinciale del PD Biellese -. Il fatto che spesso la 194 venga messo sotto attacco fa sì che noi, tutte le volte, dobbiamo sottolineare un concetto molto semplice e chiaro: l’aborto non è mai una scelta semplice, per nessuna di noi. Ma le donne hanno il diritto di fare liberamente quella scelta, se lo ritengono. Vogliamo poter decidere liberamente del nostro corpo. Esigiamo inoltre che i consultori, che sono luoghi in cui le persone, donne, uomini e famiglie, possano recarsi per avere un supporto da parte di personale specializzato (ginecologi, ostetriche, assistenti sociali, medici e psicologi) restino liberi dalle associazioni anti abortiste. Queste ultime e quelle che vogliono tutelare i diritti del nascituro lo certamente fare, ma nei luoghi a questo deputati. Il consultorio è una realtà pubblica e laica. Chiediamo con forza che che gli obiettori di coscienza restino fuori dagli ospedali e dai consultori, perché siamo convinte che la donna, ogni donna, sia assolutamente in grado di decidere da sé e per sé».

 

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