Biella. Chiuse le indagini per la maxi rissa al Villaggio Lamarmora: 14 gli indagati, uno di loro è accusato di tentato omicidio

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È di oggi, mercoledì 10 marzo, l’avviso di chiusura delle indagini firmato dal pm Sarah Cacciaguerra per la maxi rissa al Villaggio Lamarmora. I fatti risalgono al 16 settembre dello scorso anno, quando intorno alle 21.30, in via Mongrando, scoppiò letteralmente il caos, con oltre 50 persone a fronteggiarsi in strada. Tra i contendenti, le famiglie storicamente rivali dei Bottone e dei Marotta, oltre a qualche altro nome ben noto ai residenti del quartiere e alle forze dell’ordine.

Nell’occasione, ad avere la peggio fu Vito Marotta, ricoverato in prognosi riservata prima al “Degli Infermi” di Ponderano e poi traferito d’urgenza al “Maggiore” di Novara. L’uomo, ferito al volto con un’arma da fuoco, fu sottoposto a più di un intervento chirurgico, vista la gravità delle sue condizioni. Fortunatamente per lui, il personale sanitario riuscì a salvargli la vita.

Non fu l’unico a finire in ospedale, ma sicuramente quello in condizioni peggiori. Altri tre protagonisti dell’episodio da far west furono costretti a ricorrere alle cure del Pronto soccorso, con ferite giudicate guaribili in un periodo di tempo compreso tre la due settimane e gli otto giorni.

A distanza di circa tre settimane dalla violenta colluttazione, Stefano Bottone, in carcere a Bologna, confessò di essere stato lui a premere il grilletto della Beretta calibro 6.35 con cui aveva ridotto in fin di vita il rivale. Oggi, la Procura della Repubblica di Biella contesta al Bottone il tentato omicidio e la ricettazione (oltre al porto illegittimo di arma da fuoco in luogo pubblico o aperto al pubblico).

Altri capi d’imputazione a carico di altri protagonisti della zuffa riguardano le lesioni aggravate (e in concorso), ai danni di Vito Marotta, prima che fosse raggiunto dal proiettile esploso dalla Beretta impugnata da Bottone, e di Vito Pellegrino. C’è anche la minaccia grave tra le accuse a carico di un altro Marotta, Daniele. Sempre ai danni del Pellegrino.

Dagli uffici al terzo piano di via Marconi sono partite ben 14 notifiche, tante quanti sono gli indagati per i reati contestati a chiusura delle indagini.

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