Banca Fideuram. Un interessante salotto finanziario per governare il “passaggio generazionale”

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Governare il cambiamento non è mai facile, soprattutto quando sia diretta conseguenza di “passaggio generazionale”. Due i motivi principali: il primo è costituto dall’umana tendenza a rimandare, ovvero non fare oggi quello che puoi fare domani; il secondo è un retaggio culturale tipicamente italiano che si può compendiare in un solo sostantivo, scaramanzia.

Però, ahinoi, il problema rimane. Quindi, forse, è meglio pensarci in tempo, meglio prendere decisioni direttamente, che delegare, perché incomprensioni, liti e impugnazioni possono inficiare la volontà di chi, ad un certo punto, fatalmente viene a mancare, e (probabilmente) mai e poi mai avrebbe immaginato che la sua dipartita avrebbe potuto ingenerare tanti dissidi in seno allo stesso nucleo familiare, ché il detto “parenti serpenti” calza sempre a pennello. Le liti, purtroppo, finiscono quasi sempre in tribunale e le cause depauperano l’asse ereditario fino al 30%; il tutto tenendo ben presente che, oltre al VI grado di parentela, se non c’è testamento, va tutto allo Stato.

Di come pianificare e governare il passaggio generazionale hanno parlato Mirella Dottori, private banker di Fideuram, e Riccardo Padovan, dottore commercialista presso “AeA Tax Law Studio Associato” di Milano, nel corso di un salotto finanziario che si è tenuto all’Hotel Agorà di Biella martedì scorso 12 marzo scorso.

“Ma perché bisogna pianificare il passaggio generazionale? – chiede Mirella Dottori al numeroso pubblico intervenuto – In Italia 8 persone su 10 non fanno testamento e il 60% delle prime non ci pensa nemmeno a farlo. Quali sono le conseguenze? Esemplare il caso di Pietro Mennea che, pare, abbia fatto testamento sul letto di morte perché non andava d’accordo con i fratelli, e non aveva figli. Risultato, la causa è ancora in piedi adesso”.

Cosa cambia con il testamento? Al di là delle quote garantite agli eredi dalla legge (la cosiddetta “legittima”), c’è la parte disponibile dell’asse ereditario, utilizzabile nel caso di coniugi separati per destinare il patrimonio alle persone care, evitando ed estromettendo quelle scomode o non gradite. Per le famiglie di fatto, garantisce la posizione dei conviventi non tutelati dalle quote di legittima; nel caso di famiglie senza figli, per tutelare maggiormente il coniuge rispetto agli ascendenti diretti e/o fratelli e sorelle del de cuius. Ma c’è anche il caso di famiglie con figli più deboli o meritevoli, e in questi casi è possibile tutelare il figlio che ne ha più bisogno o quello più meritevole. Ancora, per garantire, in genere, persone che non possano vantare alcuno diritto sull’asse ereditario (esempio classico è quello delle famiglie allargate o, al contrario, dei single, che possono scegliere liberamente cosa lasciare, e a chi, evitando ingerenze di altri parenti).

“L’unico mezzo che permette di pianificare un trasferimento di denaro senza testamento è la polizza vita – ha sottolineato Mirella Dottori – poiché è esclusa dall’asse ereditario, non è soggetta a imposta di successione, può essere assegnata come quota disponibile al beneficiario, e permette di avere grande riservatezza grazie alla normativa sulla privacy”.

Molto più rischiose, invece, le donazioni tra vivi perché spesso sono diventate oggetto d’impugnazione e successivo annullamento. Conseguentemente, non garantiscono la corretta destinazione sulla base della volontà del donante/de cuius.

Un brillante esempio di come si deve governare il passaggio generazionale, con lucidità e lungimiranza, è compendiato nelle tredici pagine di testamento del patron dell’impero Esselunga, Bernardo Caprotti, che con le sue disposizioni testamentarie ha accontentato tutti i familiari e ha garantito la continuità aziendale, suggerendo addirittura chi avrebbe potuto prendere il suo posto.

Sugli aspetti fiscali riferiti alla parte corporate (aziende), sempre nell’ottica di una corretta gestione del passaggio generazionale, ha preso la parola il dottor Riccardo Padovan che ha informato presenti con una lunga ma altrettanto puntuale, chiara ed efficace dissertazione. Il focus è stato l’utilizzo della società semplice “che ben si sposa con l’anticipazione e la gestione del passaggio generazionale – ha spiegato il relatore. – Ma in che modo? Come avviene nella sostanza? Avviene attraverso il conferimento di asset che appartengono alla sfera privata delle persone fisiche e che vengono inseriti all’interno della scatola-contenitore società semplice, poi si agisce sullo split tra nuda proprietà e usufrutto delle partecipazioni”.

In chiusura, un ricco buffet ha allietato i palati di relatori e platea.

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