Arthur Schopenhauer e la filosofia dell’amore incondizionato per il proprio cane

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L’amore per un cane dona grande forza all’uomo. (Seneca)

Il legame tra uomo e cane è così stretto che da quando si ha memoria questo animale ha sempre accompagnato gli esseri umani, diventando appunto il loro migliore amico, il più fidato compagno di avventure.

La fedeltà che il cane dimostra all’uomo, il suo amore incondizionato però non viene sempre ripagato con la stessa moneta. Lui ama sentire sempre l’affetto del padroncino che si è scelto per condividere la vita, ma spesso i fatti di cronaca dimostrano che il cucciolo, tanto festeggiato e amato (ad esempio con l’arrivo dell’estate) diventa un peso per la famiglia che decide di disfarsene senza preoccuparsi delle conseguenze.

Come può l’uomo compiere un gesto così crudele?

Secondo me sarebbe necessario che tutti tenessero presente questo straordinario passaggio dei Parerga e Paralipomena del filosofo Schopenhauer: “Questa dedizione totale al presente, propria degli animali, è la precipua causa del piacere che danno gli animali domestici. Essi sono il presente personificato e ci rendono accessibile il valore di ogni ora di pace e di tranquillità, mentre noi con il nostro pensiero il più delle volte andiamo al di là di essa e la lasciamo passare inavvertita. Ma questa proprietà degli animali, di essere soddisfatti più di noi della pura esistenza, viene abusata e spesso così sfruttata dall’egoismo e dalla crudeltà dell’uomo che questi non lascia più loro nulla, nulla al di fuori del puro esistere: l’uccello, che è organizzato per traversare a volo mezzo il mondo, è da noi chiuso in un breve spazio, dove esso muore lentamente e grida spasimando verso la libertà (…), ed il cane, il suo intelligente amico, è da lui legato alla catena! Io non posso mai vedere questo senza un’intima pietà per il cane e una profonda indignazione per il suo padrone”.

Per Arthur Schopenhauer chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato”.  Aforisma che, in base alla sensibilità moderna, potremmo rielaborare con: “Chi non ha mai vissuto con un cane non sa cosa significa essere amato”.

Il filosofo tedesco era, diremmo oggi, un animalista “Doc” considerando che era anche vegetariano. Molti dei suoi aforismi più famosi parlano del rapporto tra l’uomo e gli animali: La pietà per gli animali è talmente connessa alla bontà del carattere che si può sostenere con certezza che un uomo crudele verso gli animali non può essere un uomo buono“.

In pochi sanno però che il filosofo condivideva le sue giornate, meditazioni, riflessioni e passeggiate con il suo fedele barboncino bianco: Atma, che significa in sanscrito “essenza”, “soffio vitale”, “anima del mondo”. Per Atma, Schopenhauer applicò al contrario la sua filosofia del velo di Maya, ritenendo invece che Atma per lui fosse oltre ogni velo, e fosse vero e trasparente alla realtà.

D’altronde i cani non possono e non sanno mentire, e la loro sincerità non è altro che pura verità. Schopenhauer non si separava mai dal suo cane e fu proprio il suo fedele amico a quattro zampe il primo ascoltatore di tutti quei discorsi che poi il filosofo mise su carta.

La leggenda vuole che quando il cagnolino lo irritava, usasse insultarlo con la parola “mensh”, che in tedesco significa nient’altro che “umano”.

I suoi concittadini lo ricordano come “il vecchio con il bastone che passeggia sempre con un cane bianco” e la sua passione per i barboncini era così grande che si dice di lui che la sua camera da letto fosse tappezzata dei ritratti di Atma.

Tra il filosofo e il cane si diceva ci fosse un’interdipendenza perfetta, ossia che la condizione dell’uno fosse il normale completamento della condizione dell’altro. Ma nel 1848 Atma morì e questo forte legame si spezzò.

Schopenhauer fece portare via le spoglie del suo cane e si recò da un suo amico a Francoforte dove comprò un nuovo cane barboncino ma di colore nero che chiamò ancora Atma.

Ne “I colloqui con Schopenhauer” di Julius Frauenstadt, l’autore parla di questo rapporto tra il filosofo e il cane: “Il cane – disse Schopenhauer – è propriamente e originariamente un animale rapace. L’uomo se l’è poi coltivato e ne ha fatto quello che è, un docile animale domestico. Se non ci fossero i cani – aggiunse – io non vorrei vivere”.

Una volta disse: “Ciò che mi rende così piacevole la compagnia del mio cane – e qui lo accarezzò e lo guardò amichevolmente negli occhi – è la trasparenza della sua natura. Il mio cane è trasparente come un vetro”.

Personalmente condivido il pensiero di Schopenhauer sull’amore per i cani. Ho un Labrador femmina di 7 anni: Sofia. Da quando è entrata a far parte della mia vita mi sono subito resa conto che i cani sono i nostri migliori amici, e sono creature davvero straordinarie. Migliora le mie giornate e quindi, tutta la mia vita.

Sofia (foto Elisa Diprè)

Mi dà amore incondizionato senza chiedere nulla in cambio, senza aspettarsi niente. È sempre pronta a scodinzolare, leccarmi la mano o saltarmi sulle gambe dalla gioia. Si affida a me per l’affetto, le attenzioni, e i bisogni. Mi fa sorridere.

Mi consola quando sono triste, viene da me e si accuccia al mio fianco, magari poggiando il suo dolce musino sulle mie ginocchia. Sofia per me non è il mio animale domestico ma un componente della mia famiglia.

È vero che l’animale segue il suo istinto, ma io mi chiedo “cosa spinge, per esempio, un cane a lasciarsi morire se il suo padrone lo abbandona?” L’istinto di sopravvivenza dovrebbe spronarlo a fare qualsiasi cosa per evitare la sua fine… ma tante storie ci hanno dimostrato il contrario!

Sarebbe capace un essere umano di amare incondizionatamente, mettere da parte il proprio egoismo dando tutto se stesso e magari anche la propria vita per il bene di un altro essere umano?

Forse sì, forse no… ma che mondo meraviglioso sarebbe se le persone avessero il cuore come quello dei cani?

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